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CO₂ AD ALTI FLUSSI CONTROLLATI: RAZIONALE DI IMPIEGO IN GINECOLOGIA

L’aging (o invecchiamento) è un fenomeno naturale che inizia già dopo i 35 anni. Ecco come sconfiggerlo!

Con il termine carbossiterapia, introdotto da Parassoni, nel 1995, in occasione del XVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), viene sancito l’impiego dell’anidride carbonica a scopo terapeutico. La terapia con CO2 iniettiva trova fondamentale impiego in tutte quelle patologie nelle quali  presente una condizione di sofferenza del microcircolo (microangiopatia), per l’effetto riabilitante a livello di arteriole e di metarteriole che essa riesce a svolgere o in tutte quelle condizioni che possono trarre beneficio da una migliore ossigenazione dei tessuti. Infatti l’aumentata concentrazione di CO2 dopo iniezione nei tessuti, a scopo terapeutico, attraverso quegli stessi meccanismi fisiologici propri della respirazione, si traduce in sostanza in un maggiore rilascio di O2 dall’emoglobina: quindi tanta CO2 viene iniettata, tanto O2 deve essere rilasciato nei tessuti, con conseguente migliore ossigenazione e maggiore attivazione di tutti i metabolismi cellulari che vengono ottimizzati. Per tali ragioni, la pratica della CO2 iniettiva ha visto nel tempo sempre più ampliarsi i settori di impiego.
L’evoluzione della metodica, infine, ha visto affermarsi in maniera indiscutibile l’impiego degli alti flussi controllati (brevetto DTA Medical) grazie ai numerosi vantaggi che si ottengono in tal modo e cioè maggiore e migliore diffusione del gas (aumentata vis a tergo) senza ristagno dello stesso, marcata meccanostimolazione della ECM, rapidità di esecuzione, minore disagio per il paziente e migliore gestione del dolore, durata dell’effetto terapeutico probabilmente prolungata. Per quanto fin qui esposto, ci è sembrato logico ragionare sull’impiego della CO2 ad alti flussi controllati anche in ambito ginecologico.

FENOMENO NATURALE
L’aging (o invecchiamento) è un fenomeno naturale che inizia già dopo i 35 anni. In altre parole, se durante l’invecchiamento la pelle va incontro a una progressiva atrofia, secchezza, perdita di elasticità e fragilità, nella vagina si assisterà ad atrofia, secchezza, dispareunia e, a livello della vulva, atrofia, prurito intenso. L’Atrofia Vulvo-Vaginale (AVV) consiste nella progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare, in conseguenza della carenza di estrogeni dovuta all’avanzare dell’età. Prima della menopausa, infatti, l’organismo produce estrogeni che aiutano a mantenere le pareti della vagina elastiche e lubrificate, contribuendo a mantenere l’equilibrio della flora batterica vaginale, proteggendola dalle infezioni. L’AVV si manifesta con maggiore frequenza dopo la menopausa, quando la quantità di estrogeni nel corpo diminuisce e di conseguenza le pareti della vagina si assottigliano, diventando più fragili e meno lubrificate.
Tuttavia l’AVV si può manifestare anche in situazioni nelle quali vi  una carenza di estrogeni dovuta a fattori esterni, ad esempio quando il ciclo mestruale si interrompe a seguito di un intervento chirurgico o per chemioterapia o radioterapia. Si verificano cambiamenti nella vulva, con diradamento dei peli pubici, riduzione del grasso sottocutaneo, assottigliamento della mucosa, ridotta lubrificazione con tendenza alla secchezza (atrofia della mucosa) con sintomatologia di prurito e bruciore. La mucosa è più facilmente irritabile e più sensibile alle infezioni, soprattutto nelle donne già predisposte. Nelle donne in post-menopausa soggette anche a incontinenza urinaria, compare spesso una dermatite perineale con notevole impatto sulla qualità della vita.

CINQUE PARAMETRI
Anche la vagina mostra sostanziali cambiamenti: la mucosa vaginale si assottiglia, appare più asciutta e meno elastica. Alcune donne manifestano irritazione, bruciore e pruriti. La vagina impiega più tempo per umidificarsi durante i rapporti sessuali: il maggiore attrito può causare disagio e/o dolore (dispareunia); il pH vaginale aumenta, i batteri nocivi presenti nel perineo possono aumentare e prevalere rispetto ai lattobacilli, con conseguente aumentata frequenza di infezioni urinarie e vaginali. L’AVV interessa fino a circa il 50% delle donne in menopausa ed è ancora molto sottovalutata, trattandosi comunque di una condizione cronica destinata a peggiorare con il tempo. Con il Vaginal Health Index vengono valutati cinque parametri (elasticità, secrezione, pH, mucosa e idratazione vaginale) cui assegnare singoli punteggi che consentano di valutare la presenza, il livello di severità e l’efficacia nel tempo di terapie adottate.
L’aging a questo livello coinvolge quindi tanto i genitali esterni che la stessa vagina. Già da un po’ di tempo la CO2 iniettiva  stata impiegata con successo da sola o in associazione con altre sostanze iniettate (acido ialuronico, polinucleotidi, PRP o grasso) o applicate (TCA combinato con perossido di idrogeno) per trattare l’aging dei genitali esterni. Con l’avvento della CO2 ad alti flussi controllati (150cc/15sec ossia 600 cc/min.), riteniamo si possa semplificare di molto e facilitare l’utilizzo di tale sostanza per questa patologia. Come stiamo facendo già da tempo, alle iniezioni multiple a basso flusso nelle grandi labbra, aggiungiamo due iniezioni singole ad alto flusso con ago da 12 mm nel sottocutaneo ai due lati della regione clitoridea a circa 2 cm, un volume di 50-100 cc per lato; in  dell’alto flusso controllato, il gas diffonde facilmente lungo le grandi labbra con minimo disagio per la paziente. Associamo sempre un’insufflazione endovaginale con device dedicato brevettato per un massimo di 30 a 90 sec ,pari a 300/900 cc. Alle prime esperienze incoraggianti acquisite, abbiamo intenzione di far seguire un preciso e specifico trial clinico, numericamente più significativo.

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L’ambulatorio Medico n. 61 – Gennaio – Aprile 2021